Sono passati anni e da tempo non ricordavo un momento particolare della mia disperazione che mi ha portato a .......... scrivere ............. al tumore.
Sia allora che adesso considero quello scritto una grande ingenuità, ma quando non si sa più in cosa sperare ci si rivolge anche alla preghiera.
Io scrissi una preghiera al tumore di mia mamma.
“ ......... in questi giorni di grande sofferenza mi rivolgo a te: la massa, la massa nera. Non so’ di che colore tu sia, ma per me sei la massa nera.
Ci fai tanto male e tanta paura. Abbiamo fatto tanto contro “il male”, contro di te, e il male continua. Allora, finalmente, mi rivolgo a te.
Tu sei dentro la mamma, sei una parte viva di lei, penso tu sia sempre stata dentro di lei. Ma penso che un tempo avessi un’attività diversa, svolgessi altre funzioni, poi ......... sei cambiata e .......... quanto dolore, quanta sofferenza hai causato .........................
Tu sei parte della natura, per questo penso che tu sia il caos. Sei la conseguenza di una serie di eventi, di disfunzioni, fino alla turbolenza, alla ..... catastrofe.
Ti prego, fermati, torna indietro, le tue cellule prima, sono certa, servivano a “buone cose”. Ti prego, ritorna lì.
Noi abbiamo tanto, tanto sofferto e per questo ti abbiamo combattuto, abbiamo cercato di annientarti, di farti del male con le chemio e le radio terapie. Ma tu sei forte, il più forte, sei il tumore. Ti sei fermato e poi riorganizzato, ripartito.
Basta, basta !! Ti prego fermati. Non vogliamo più farti del male. Ti prego, anche tu non fare più del male a noi.
Non so se sono la prima persona a parlarti così, ma vorrei riuscire a cambiare le cose per il vantaggio di tutti coloro che soffrono.
Tu sei vivo, più vivo del cuore: il cuore si muove, ma tu ti riproduci.
Cosa producevi prima? Cosa possiamo fare? Quali condizioni ripristinare?
Tu sei il sintomo doloroso del grande travaglio interiore della mamma, della sua complessità.
Facci capire cosa possiamo fare perché tu possa tornare indietro, a svolgere la funzione preziosa che svolgevi prima. Facci capire cosa abbiamo sbagliato e cosa, come possiamo fare ora.
Non so se questa mia preghiera sia follia, ma penso che se con il rilassamento e l’auto-concentrazione si può raddrizzare la spina dorsale, forse “guardandosi dentro” si potrà fare qualche cosa anche per te, per noi.
Non ti chiedo di andare via, ma di tornare alle tue buone funzioni, non ti attaccheremo, ma tu non muoverti, torna a fare ciò per cui sei nato.
..................... Non vogliamo la guerra, debellare, sopraffare: vogliamo armonia per tutti, per tutti coloro che soffrono.
Come faccio a dirtelo, a farmi capire, a farmi credere? Ti prego apri una finestra sulla “normalità”, dammi dei segnali.....................................”
Lessi questo testo alla mamma e lei mi disse che era proprio una bella lettera ..................
Fu uno degli ultimi scambi di grande affetto ed emozione.
E’stato doloroso ricordare, molto, ma al tempo stesso mi ha fatto bene.
Giovanni
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